Il monumento ai caduti di G.Scannella.

 
 
 
E' così che si uccide un monumento? E' un articolo pubblicato su " La Sicilia "
 
Ci risiamo. Come una stella cometa che periodicamente ripassa sulle nostre teste a ricordarci l'infinito ed il mistero del cosmo, periodicamente riemergono le lamentele, fondamentalismi, le intolleranze verso quello quello che viene considerato, a torto, un corpo estraneo alla città.
E periodicamente, non ci stancheremo mai di difendere, di sostenere, una delle poche opere di architettura contemporanea degna di questo nome che il secondo Novecento ha lasciato alla città.
Si addebita a questo luogo monumento esser elemento di degrado, di sporcizia, ricovero di malfattori, in realtà dimenticandosi che responsabile di questo, a volte reale, disagio non è il luogo- monumento in sé, bensì la pluriennale incuria, mancanza di custodia, mancanza d'uso, in una parola mancanza di attenzione ed amore da parte delle Autorità che dovrebbero curarlo. In fondo è come colpevolizzare non già un abbietto stupratore ma la donna vittima della violenza che ha la colpa di essere donna, magari e per di più eventualmente bella.
Dicevo un corpo estraneo. Forse lo è sul serio: estraneo ai principi dell'evoluzione culturale ed architettonica, estraneo ad una città ufficiale fatta di piccole beghe, di grandi favori, di cultura un tanto al chilo e che magari accoglie ed osanna vere e proprie nefandezze in falso storico, in finto barocco.
Eppure i problemi che creano il disagio sono reali e conosciuti; tanto reali e conosciuti quanto reale e riconosciuta a livello nazionale la qualità architettonica del luogo-monumento. L'Istituto In/Arch.di Sicilia e l'Associazione dei costruttori edili della provincia si erano offerti, negli anni passati, di occupare, occuparsi ed accudire il luogo-monumento. Lo volevano rendere sede di dibattito ed esposizione dei fatti architettonici che riguardano la città e la cultura. Erano riusciti a strappare anche un'intesa con la precedente Amministrazione comunale, purtroppo e naturalmente è rimasta lettera morta, perché non vi è migliore antidoto al degrado che il presidiare, culturalmente e fisicamente, certi luoghi. Ed allora, in una città che non riesce del tutto a svincolarsi dal suo provincialismo falsamente perbenista, si levano alte voci di chi vorrebbe -uccidere- un luogo-monumento rivoluzionario e geniale, come in quei processi per stupro di qualche anno fa dove venivano ribaltati i ruoli della vittima con il colpevole.
D’altronde, è ben magra consolazione, non è che da altre parti d’Italia si stia meglio.
Basta pensare alle ville palladiane disseminate nel Veneto, patrimonio dell'Unesco e paradigma dell'Architettura mondiale, circondate ed aggredite da capannoni industriali, da guard-rail di metallo, dove è stato distrutto il paesaggio circostante che era una componente essenziale, al pari dei muri delle colonne e dei capitelli, della maestria di Andrea Palladio.
L'Italia, la Sicilia non da meno, è uno strano Paese. Possediamo il più importante patrimonio storico, artistico e paesaggistico del mondo, in fondo un tesoro-risorsa potenzialmente più grande del petroli perché non esauribile, ma purtroppo distruggibile, e ci comportiamo come se invece di essere ricchezza da coltivare fosse un ostacolo, un problema. E ci facciamo ridere dietro e bacchettare dai grandi giornali ed opinion-leader stranieri. Vedi The Art Newspaper e l'inchiesta di Edek Osser.
Ma forse non siamo ancora tutti pronti ad essere cittadini del nostro tempo.
 
Pubblicato su La Sicilia Lunedì 17 Novembre 2008