Architetto! Architetto! era lui, alle mie spalle in via Etnea, il vecchio professore, sereno, sorridente, segretamente pentito di non avere avuto il coraggio di vivere come aveva fatto lui e LUI, un ragazzo senza capelli, parlava come se fosse reduce da una sbornia, di tutto, monotono, come se non l’ascoltasse nessuno, di intonaci, di fotografia, amore, (uno solo), vestito come se si fosse vestito al buio, "ho 51 anni, debbo fare presto, forse è già tardi". Ma io, IO, avrei preferito essere come lui, distrutto da una vita vissuta a caso seguendo il caso ovunque lo portasse, pieno di dolore, di stanchezza, sfinito di emarginazione, troppo diverso
- siamo tutti troppo diversi, facciamo finta di essere uguali, ci costringiamo, protetti dalle nostre paure, contro una vita contro di noi, solo vivendo contro di noi possiamo morire di noia e non di disperazione -
le dò il mio numero di telefono professore, il mio cellulare?Sì certo e allora lui apre una borsazza di plastica gialla tira fuori un modulo - posta?telefono?, ha le mani luride, i suoi polpastrelli... le faccio vedere le mie fotografie, sa professore ho fatto un sacco di matrimoni, va bene aspetto la tua telefonata - mi farai vedere, se riesci a salvarti sarai migliore di me tu hai 51 anni, io 75 dato che io
non sono convinto di essermi salvato.
Il mio barbone io l’ho ucciso.
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