Piazza 6 Novembre in Mascali (Ct)

 
 
Pubblicato nella rivista
L’Architettura
CRONACHE E STORIA
436 N.2 / Febbraio 1992
 
Direttore Bruno Zevi
 
 
Mascali, la piazza.
 
Nato a Tripoli nel 1932, Ivo Celeschi opera a Catania, dove insegna teoria del restauro e metodologia progettuale presso l’Accademia di Belle Arti. Ci fa un complimento insolito: sostiene di avere “imparato di più dalla nostra rivista e dai libri del suo direttore, che dai miei studi universitari”; lo ringraziamo, schermendoci alquanto; ma è certo che nell’opera che gli pubblichiamo lo spirito e la cultura dell’architetto anticlassico emergono chiaramente; ed è quanto meno vero che questo spirito e questa cultura restano assai spesso in mano, nell’insegnamento universitario italiano, e non solo italiano, alla buona volontà e talvolta al sacrificio degli architetti. La “Piazza 6 Novembre”è stata per Mascali, una cittadina a pochi chilometri da Catania.
E’ un arredo urbano centrato intorno ad una fontana, da cui partono radicalmente delle piastre articolate anche in sezione. Il Comune non riesce a garantire data la scarsezza del personale, un’adeguata manutenzione del verde; perciò ho preferito ricorrere alla semplificazione di alcune fioriere e di aiuole che riescono a dare colore all’intera piazza”.
 
La fontana trae spunto, nella sua composizione tronco-conica, “dal taglio che ha l’Etna vista dal paese”; perciò Celeschi l’ha rivestita di pietra lavica, con quei colori dal rosso scuro a tutte le gamme del grigio, “la sua superficie è accidentata da curve di livello che diventano piccole cascate, e da blocchi di roccia intorno ai quali l’acqua gioca”.
 
L’opera, in una cittadina, giustamente non ha alcuna risonanza monumentalistica; eppure, le immagini trasmettono un suo singolare potere calamitante. C’è qualcosa di assai autentico negli scatti calibrati dei piani e dei gradini, nella schietta rarefazione astratta di modellati così concreti, così vicini al luogo.
“L’Etna è una presenza di grande forza, di grande solitudine; appunto la forza di chi è talmente forte da potere stare solo … perché definire l’arte menzogna?” si domanda Celeschi, in polemica postuma con il nostro amico Manganelli, “l’architetto non è un bugiardo, è un manipolatore, rende “cosa” il nostro vivere, perché il vivere sta nel suo farsi…” La fontana nasce dallo “stupore, forse dall’invidia di quella grande apparizione nel cielo, dal mare, sotto la neve e il sole … immaginario e cose vere si sono fuse in un tentativo, in un disegno”.
“La mia piazza è nata dal brancolare nella memoria, di una sagoma triangolare, un suo comporsi di coni che ho ripetuto senza altri strumenti che la mano – una mano che ha sentito una liberazione, qui di tutto quello che ho tenuto dentro, che era diventato troppo.

E ho disegnato la diversità che si conosce facendo il giro dell’Etna; la fontana e tutta la piazza copiano … “Non è certo bugiardo chi “copia“ così; l’arte appunto “mente”, cioè inventa, precisamente quel tipo di vero.

 

 

 

La pianta

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La piazza

 

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Progettare una fontana con la fantasia di un bambino

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Le curve di livello provocano cascate

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l'acqua come un'eruzione

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Un giorno mi è stata recapitata una lettera in una busta intestata “Senato della Repubblica”. Stavo per cestinarla, certo che fosse il solito ciarpame elettorale. Era invece la lettera di Bruno Zevi, che dopo avere visto le immagini che gli avevo spedito della Piazza 6 Novembre, m’invitava a spedirgli relazione e progetto per pubblicarlo.

E lo ha pubblicato.
La mia professione mi ha dato gioie indimenticabili, ma nessuna è stata pari a quella che ho provato, quando ho visto la mia piazza pubblicata nella rivista di architettura più prestigiosa.
Non conosceva la mia faccia, non ha preteso una lira.
Lo ricordo con indicibile gratitudine, così coraggioso, così isolato, così ribelle, così per bene.
Dovevo correre da lui, per avere l’onore di stringergli la mano. Non l’ho fatto. Me ne pento ancora.
I.C.