La collezione Finocchiaro.

Castello Ursino, la mostra dedicata alla Collezione Finocchiaro è l'occasione mancata di una manifestazione memorabile.
Noi architetti siamo una categoria di segnalati, per ottenere l' incarico di un lavoro pubblico dobbiamo ricorrere all'aiuto di qualcuno, assessore, sindaco, presidente, ministro. Poi durante la progettazione, continuiamo, siamo condannati ad essere simpatici, la Soprintendenza, il Genio Civile,  l'Ufficio Tecnico, etc. viviamo la nostra vita di lavoro così,  sorridendo, prendendo con le buone tutti, perché tutti ci sono utili e tutti alla fine potrebbero affossare il nostro lavoro. Eppure può accadere che se l'oggetto dell'incarico è affidato a chi non ne sa niente, il risultato può essere ottimo,   documentandosi, studiando i manuali, i lavori fatti da altri e altrove.
E' stata inaugurata al Castello Ursino la mostra dedicata alla Collezione Finocchiaro.
Ci vado. Alle 16,30. " Lei dove va?"- " Vorrei vedere la collezione"- "Niente, oggi non si entra, venga domani "- " Ma io ho letto che.. . " Guardi, io non lo so, io sono di Carlentini. Venga domani."
Me ne vado, ci torno dopo due giorni, mi fanno entrare, attraverso il cortile, salgo le scale, entro. E' una mostra di 52 dipinti del XVI e XVII secolo, peccato che una parte di essi, non si vede. Hanno puntato le sorgenti luminose verso volte alte per lo meno 6 metri, un intonaco patinato da secoli da cui affiorano elementi in pietra lavica: la luce che si riflette in alcune zone ha un'intensità insufficiente, talmente irrilevante, che talvolta il quadro che ho davanti non è leggibile.
Mi ha fermato la polizia, tempo fa, di notte, non riuscivo al buio a leggere e scegliere i documenti che mi chiedevano, mi sono dovuto mettere davanti ai fari. Il giorno dopo ho comprato una lampadina tascabile da quattro soldi, che fa una luce da quattro soldi.
 Esco, entro in macchina, prendo la lampadina, rifaccio le scale e con quella luce da quattro soldi, scopro nei dipinti un mondo, visi, espressioni, sfondi, colori, composizione, comincio a capire. Si avvicina un usciere:"Lei non può fotografare".- " Ma è una lampadina tascabile"- " La deve spegnere, la luce potrebbe nuocere al dipinto". Spengo, continuo la visita, nell'ultima sala il soffitto è più basso, ma è in pino trattato con un impregnante colore noce scuro, la luce riflessa è quasi nulla.
Gli spazi del Castello Ursino sono stati negli anni molte volte  mortificati da mostre scandalose. Il Giornale dell'Arte una volta scrisse " questa è la mostra e il catalogo peggiore dell’anno", recentemente un'altra mostra, di un'altra signora del tutto sconosciuta, probabilmente finanziata ( la mostra) da quel povero disgraziato del marito.
Eppure in Italia, l'Arte parla in siciliano, hanno affollato le Biennali da decenni,  le Quadriennali, medaglie d'oro, il gruppo di Scicli, il Caravaggio a Messina e Siracusa, potevano allestire mostre di cui saremmo stati orgogliosi, degne di competere con il Castello Sforzesco.
 L'Accademia di Belle Arti di Catania è fra le più popolose del Paese e i titolari delle cattedre di Storia dell'Arte hanno alle spalle l'esperienza di decine di mostre, cataloghi, allestimenti, se li avessero chiamati, si sarebbero fatti in quattro per dare una mano. Non li hanno chiamati.
Il problema è che per chi ha in gestione il Castello, l'Arte è una luna irraggiungibile.
Esco, lo guardo, un Castello di un fascino che ti cattura, era di fronte al mare, ne sentivano la presenza, il rumore, il profumo; la piazza ora, la sera d'estate,  è satura di odori di pizza, salsicce, carne di cavallo arrosto, ma la sua presenza è sempre sconvolgente, passavano i velieri, era per i naviganti un segnale di posizione, nel cortile, qualcuno nel 1500, ne ha inciso uno sulla pietra, bellissimo, a vele spiegate, forse un carcerato nella sua ansia di libertà perduta.
Salinger è morto da qualche giorno, ho letto Il giovane Holden quaranta anni fa, ricordo una conversazione che un professore tiene con Holden, cito approssimativamente:"Scoprirai di non essere il primo che il comportamento degli uomini abbia sconcertato, impaurito, nauseato, non sei il solo in questo traguardo. Alcuni hanno messo nero su bianco e imparerai da loro. Se tu avrai qualcosa da dare, altri impareranno da te: questa è la storia, non l'istruzione, questa è la poesia."
 E questa è l'Arte, non solo Arte, è testimonianza, conoscenza, cronaca, cosa provavano, a cosa si ribellavano, cosa raccontavano, cosa sognavano, chi incensavano, ed era poesia, lo è ancora, è il bicchiere mezzo pieno della nostra vita.
La donazione Finocchiaro, ( quarantanove dipinti sono scomparsi.Scomparsi? Che vuole dire scomparsi? Rubati? Venduti?Regalati? Perduti?Che vuole dire?), poteva essere l'oggetto di una manifestazione memorabile.
 Esco, chiedo all’usciere se hanno fatto per l'occasione un pieghevole, un dattiloscritto della mostra, no, non hanno fatto niente. Potrei spedirgli le copie che ho scaricato da internet, i lavori esposti sono così importanti che ho solo il problema della scelta. Nei loro uffici avranno una fotocopiatrice, con un investimento di cinque euro per la carta, avrebbero potuto  dare ai visitatori tutte le informazioni necessarie.
Fuori, a destra dell'ingresso, c'è un cartello scritto con un pennarello che informa di una mostra in corso. E' al piano terra. Andatela a vedere. Vedere per credermi.
Ivo Celeschi
 
Pubblicato sul giornale La Sicilia Martedì 23 Febbraio 2010-