quando non capivo mi inventavo un Dio

Quando non capivo mi inventavo un Dio.

Era una vita fatta di paura, la nostra, milioni di anni fa. Un povero scimmione inerme, indifeso, in una natura nemica, in una sequenza di trasformazione continua senza pace, un mondo animale dipendente dalla fame, uccidere per continuare a vivere, fuggire per non essere uccisi.

Le case su palafitte, per non essere assaliti, contro tutto, distaccarsi dalla terra per evitarne l’aggressione, armarsi, per combattere ad armi pari, la lancia contro gli artigli, la forza della tempesta, della pioggia, della siccità, la disperazione del volere restare vivi, nonostante tutto, tutti, la minaccia della fame degli altri, restare in vita, uccidendo, per non essere ucciso.

Il terrore della notte, contro chi di notte ci vede, i rumori della notte, un minimo scalpiccio è il terrore di essere sorpresi, gli occhi che scavano nel buio.

Ora cos’è cambiato, cosa di allora è rimasto in me?

Allora fottevo, oggi faccio l’amore.

Le donne mi scocciano come le femmine di allora.

Come allora, alcune volte mi sento felice o infelice senza ragione.

Quando mi capitava di mangiare, mi riempivo di cibo (chissà se nei prossimi giorni avrei potuto farlo).

Torno a casa, ho un pacco di biscotti, ne mangio uno, li mangio tutti,10, 20, 30.

Avevo sempre fame, ora sono a dieta.

Facevo del male per difendermi, oggi ci facciamo del male  senza  ragione.

Le femmine avevano bisogno di noi, della nostra protezione, della nostra forza, le donne oggi, di noi non sanno che farsene.

Sono un architetto, disegno spazi, allora disegnavo sulla pietra della mia caverna, disegnavo la caccia, lo scatto per uccidere. Non mi annoiavo.

Le femmine mi aspettavano dopo la caccia. Mi aspettano anche ora. Le donne.

Guardo il mare, sento il suo rumore, il suo profumo, piove, sento l’odore della terra bagnata, mi investe il vento, lo scimmione mi ha lasciato mille sensazioni.

Potere volere bene a qualcuno, qualcuno che ha bisogno del mio bene, avere un sacco di cose da dire e trovare qualcuno che voglia sapere, che possa interessarsene.

La natura ora è dominata, raramente riesce a farmi del male, le belve le ficchiamo nei circhi, sono diventate uno spettacolo, una curiosità, vivere fra gli altri è ancora difficile, la paura è finita, anzi si è diversificata, sono ancora un egoista, non potevo permettermi allora di essere generoso, continuo a non esserlo ma a differenza di allora, vorrei cambiare, ma per diventare, come, cosa?

Continuo a sentirmi un ospite in un mondo che ho costretto a cambiare per ospitarmi, continuo a cercare, a non trovare, a cercare di capire. Lo facevo anche allora? Guardavo la luna, il cielo stellato, e mi facevo domande dalle risposte impossibili, ho inventato un sacco di cose, l’amore, Dio, un Dio che si interessa a me, ho una casa, che riesce a tenermi lontano da tutto, da tutti, dove mi sento protetto, una casa come me.

Come me?

Non lo so come sono, guardo la mia casa e cerco di sapere.

So che anche allora collezionavo la bellezza, un'altra invenzione, un fiore, un colore, una conchiglia, un ciottolo dalla forma che mi attraeva, qualcosa di inutile dentro la mia caverna, conservata senza sapere perché.

Ho visto un video cantato da Celine Dion,” All the way”. Cantava in coppia con Frank Sinatra, morto, ma lì proiettato su uno schermo era vivo come era quando quella canzone la cantava da solo, e io pensavo a quanto abbiamo fatto per sconfiggere la morte, creando delle illusioni, inventando delle presenze inesistenti, cantando con un morto, una bella donna sorridente, insieme ad una voce, un volto conosciuto e riconosciuto in un video che mi illude, per poco.

Quando non capivo mi inventavo un Dio, il Dio del vento, dell’amore, del mare, della morte, della mala sorte, dei spariti, uno alla volta, ora sono senza Dio, so perché arriva il vento, perché piove, perché la terra trema, so che l’amore è solo un desiderio scontentato, so che sono solo, che è inutile pregare perché non c’è nessuno, sono solo pieno di ricordi, ricordavo anche allora?

Cosa capiranno di me quando entreranno nella mia casa? I graffiti sono stati sostituiti. Guarderanno le foto, sentiranno il passato della mia vita, delle persone che ho amato, che ho lasciato, che ho dimenticato, che non mi hanno voluto, che non ci sono più, non sapranno mai che io nella mia casa finalmente non mi sono più sentito un ospite, come allora, io e la mia casa, io che sono diventato un luogo che mi protegge che mi rassicura perché è come me, o come sarei voluto essere.

Aspettate un poco prima di distruggere la mia casa! Forse sono ancora qui dentro anche se sono morto! Un’altra illusione, state qui ancora con me, un poco, e poi …

Morirò come morivo allora.