Casa unifamiliare

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Dalla Riv ista "L'Architettura" - Cronache e Storia.

Bruno Zevi scrive:

Non a caso , lo spunto per compiere il salto proviene non da paludate letture ma dalla casetta degli attrezzi del contadino posta al termine di una serie di terrazzamenti coltivati strutturati in pietra lavica, una testimonianza di edilizia agricola tipicamente etnea della fine dell'Ottocento.

La casa sorge su un lotto quasi di risulta,circondata da costruzioni sovraccariche di archi ( rigorosamente in cemento armato)ringhiere super decorate, persiane in alluminio, frutto di un micidiale miscuglio di sciatteria e mimetismo.

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Il progetto cresce nella volontà di assecondare l'andamento del terreno approfittando delle rocce affioranti.La casa nella volontà del progettista doveva essere aspra, con spigoli che la proteggessero nei suoi ingressi, con terrazze verso il sole, impostate su due piani sovrapposti e sfalzati, in modoche il suggerimento di quel quel terrazzamento costruito da un contadino fosse sfruttato fino in fondo nella sua rigorosa adeguatezza, nel suo disordine apparente.

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Le pareti esterne avrebbero dovute essere rivestite in pietra lavica dai diversi trattamenti superficiali, ma la stoltezza burocratica ha impedito che la natura dell'organismo si manifestasse pienamente.

 

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Se la pietra si è persa, è però sopravvissuto lo scatto delle due piante sovrapposte che non è solo un adeguamento ai terrazzamenti. "E' anche un immaginare i movimenti dell'uomo, i suoi percorsi e le sue soste, e vestire la libertà di questi movimenti con canali che accompagnano le salite fra un piano e l'altro, con coperture pensate in un'ottica spaziale che fosse sempre organica alla vita all'interno".

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Un brutalismo ricco di comfort, potrebbe essere definito lo stile di questa casa, nella quale l'abbandono dell'ortogonalità rigida non discende da motivazioni ideologiche, ma da uno sposalizio fra le esigenze dell'uomo e i diritti dell'ambiente.