Chiesa in un cimitero

Una chiesa in un cimitero, non è una chiesa come le altre, non ci si sposa, non si celebra il battesimo, non ci si va nella notte di Natale.
E’ una chiesa speciale. E’ la chiesa dell’ultimo saluto, dove pregare, è consegnarsi alla speranza, lenire il dolore per tornare ad essere poi più soli, pregare per dimenticare la precarietà della vita, sperare che chi ci ha lasciato, possa passare ad un’altra protezione, sia meno solo di noi, ci rimanga segretamente accanto.
 
Una chiesa speciale che racconti la vita, la nascita, il percorso, la fine, il tentativo di capire.
All’esterno lateralmente alla superficie del sagrato, la sorgente della vita, scolpita in pietra lavica, che sgorga, si appiattisce, si trasforma in pavimento, allaga il calpestio della navata, l’esistenza di ogni individuo, scorre e alla fine “diviene” altare, la Resurrezione, la speranza di un’altra vita.
Il passaggio dal sagrato all’interno della chiesa è segnato e protetto da tre segni circolari,sui quali sono incisi i pensieri sulla vita e sulla morte dei grandi, Sant’Agostino, San Francesco, San Teresa di Calcutta.

La luce filtra dall’esterno illuminando, segnando l’asse longitudinale della navata, scorrendo sul fiume in pietra lavica della vita, sull’altare, la fine della vita, sui pensieri dei grandi.

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La Chiesa nella sua storia millenaria ha dato alla storia dell’Architettura e dell’Arte testimonianze immense, senza la Chiesa, la storia dell’Architettura e dell’Arte nel mondo, sarebbe niente.
Fino a pochi decenni fa chiamavano gli artisti più grandi che volta per volta segnavano con le loro opere il passaggio al futuro.
Oggi la Curia si affida a commissioni di architetti che bocciano progetti perché arditi.
Conosco la storia della Chiesa, so che un giorno le commissioni saranno composte da architetti che avendo forza morale possano sentire il presagio dei tempi e avere il coraggio di prendere decisioni adeguate.